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INTERVISTA A CARLO PIGNATELLI

 

"Il mio dandy sempre in giacca. Ne bastano cinque, quelle giuste".

L'eleganza 24 ore su 24 secondo lo stilista Carlo Pignatelli


Quante giacche deve possedere un uomo elegante?
"Non tantissime, ma almeno cinque: uno smoking, un blazer blu epoi diciamo tre abiti, magari un Principe di Galles, uno marrone. Una paletta di colori che si amalgamino senza stacchi, così che mai lo vedremo indossare qualcosa che gli appartiene" Parola di Carlo Pignatelli, pugliese d'origine, stilista con base a Torino e sarto da sempre. L' uomo che ha "inventato" l' abito da sposo, pensionando la divisa del grigio e facendone un genere oggi anche più curato del vestito di lei. Un primato che Pignatelli paga con l' esser copiatissimo "e che seguono il trend lo considero un successo, ma vedere in giro fotocopie un po' mi fa soffrire". Anche perchè quella che modella con maestria artigiana è un' eleganza mai omologata, da mattina a sera, non solo per le cerimonie. La precollezione per l' autunno-inverno "Sartorial 2017", presentata Milano, veste un dandy ricercatissimo in ogni occasione, che si avvolge di tessuti pregiati in volumi asciutti è la Swinging London, restando in equilibrio tra gusto classico e dettagli esclusivi. Come il suo smoking must-have, in lana delle manifatture biellesi con stampa digitale di sapore cravatteria.

A che uomo ha pensato?
"A un dandy sintetico nel vestire, che non mischia, cerca di avere capi piuttosto abbinati su una gamma di colori più scuri che potrebbero sembrare da sera ma poi si combinano in look da giorno. Ad esempio la giacca nera indossata su dolcevita nero e pantalone stretto in jersey.

Non avrà realizzato un suo desiderio segreto, di abolire i cambi d'abito durante la giornata?
"Io vesto di nero perché lo amo da sempre, ma in effetti il mio dandy può essere un ragazzo che esce per una colazione e resta in giro fino all'aperitivo, e poi per la festa serale, in ogni momento più elegante di un barbuto o un tatuato, sui quali non ho nulla da dire ma ai quali non m'ispiro. Non amo gli eccessi".

Un uomo in giacca insomma.
"Assolutamente, io vengo dalla sartoria, ho fatto abiti su misura da quando avevo quindici anni e li faccio ancora, per alcuni clienti. Anche la mia azienda è come una grande sartoria, tutto nasce dai prototipi e ci lavoro insieme ai miei amici sarti... Non posso pensare di fermarmi, anche se ogni tanto vorrei staccare, prendermi un po' di tempo nella mia casa sulle Ande dove non vado da due anni".

La sartorialità, cui lei è sempre rimasto fedele sta tornando di moda.
"Certamente: un mercato assuefatto sgli eccessi sta tornando a un modello più antico, dato che ci sono meno soldi si acquistano meno abiti ma si spende bene, un po' come avveniva negli anni 50"

Lei "veste" matrimoni da quasi cinquant'anni e quest' anno lancia la sua prima collezione di scarpe da sposa.
"Si, ho deciso di realizzarle io, cercando modelli diversi da quelli solitamente in uso che possono anche essere personalizzati col tessuto dell' abito. Anche se, in questo momento, preferisco far indossare alle spose calzature che si staccano del tuto dal vestito"

Oggi è più facile vestire la sposa o lo sposo?
"La sposa ha molta offerta gli uomini però sono diventati più esigente spesso spendono anche più delle future consorti, rischiando di metterle anche in secondo piano... A me è capitato, qualche volta, quando ho vestito lo sposo e non la sposa. Del resto, faccio sempre in modo che lui abbia un abito che può essere riutilizzato in altre occasioni".


P.V.   

Intervista tratta dal "Il Giorno"